Tor Pignattara
Via di Tor Pignattara anni '40 circa
(per gentile concessione dell'amico
Silvestro Gentile)
Da questa
via prende il nome il quartiere di Roma dove la famiglia Caporello è vissuta cresciuta
e si è sparsa per il mondo.
Perchè Tor Pignattara ha questo nome?
"Al III° miglio della via Labicana presso il numero civico 641 nella zona Tor Pignattara troviamo il Mausoleo di Sant'Elena, monumento funerario in cui furono deposte in un sarcofago le spoglie di Sant' Elena madre dell'imperatore Costantino.
La costruzione è di forma cilindrica a pianta circolare. Il diametro esterno e di circa 27.74 metri, in origine era alto circa 25.42. Con il ritrovamento di alcuni bolli laterizi, e di una moneta datata 324-326d.C., si è potuta datare la costruzione al 326-330 d.C.
Ha il soffitto a cupola, e per renderla più leggera s'inserirono come materiale di costruzione delle anfore (pignatte), per questo venne definito Torpignattara nome che poi si è esteso al quartiere circostante.
Si pensa che in origine fosse destinato ad accogliere le spoglie dell'imperatore Costantino anche perché il sarcofago di porfido rosso oggi custodito nei Musei Vaticani, presenta scene di battaglia.
Dopo la traslazione delle spoglie della Santa all'Ara Coeli, fu abbandonato e nel Medio Evo usato come fortino o abitazione. Nel XVII° secolo al suo interno fu costruita una chiesetta poi sconsacrata dedicata ai due Santi martiri". (dal Web)
(per gentile concessione
della famiglia Creatura)
1942
Marcellino, sacerdote, e Pietro,
esorcista, furono martirizzati sotto Diocleziano (c. 303). Papa Damaso, ancora
fanciullo, raccolse dallo stesso carnefice il racconto del martirio avvenuto a
Roma in località Tor Pignattara sulla Casilina. La loro deposizione il 2 giugno è
ricordata dal martirologio geronimiano (sec. VI). (Mess. Rom.)
Per gentile concessione di Giancarlo D' Ubaldo
Per gentile concessione di Giancarlo D' Ubaldo
Per gentile concessione di Giancarlo D' Ubaldo
Per gentile concessione di Giancarlo D' Ubaldo
Per gentile concessione di Giancarlo D' Ubaldo
Per gentile concessione di Giancarlo D' Ubaldo
Per gentile concessione di Giancarlo D' Ubaldo
Per gentile concessione di Giancarlo D' Ubaldo
Per gentile concessione di Giancarlo D' Ubaldo
Per gentile concessione di Giancarlo D' Ubaldo
Per gentile concessione di Giancarlo D' Ubaldo
Per gentile concessione di Giancarlo D' Ubaldo
Per gentile concessione di Giancarlo D' Ubaldo
Via di Tor Pignattara ieri e oggi
Per gentile concessione di Giancarlo D' Ubaldo
Per gentile concessione di Giancarlo D' Ubaldo
Per gentile concessione di Giancarlo D' Ubaldo
La Torraccia
La Torraccia 1942 (per gentile concessione della famiglia Creatura)
In occasione
della Pasquetta, zio Ottavio soleva prendere un carrettone,
uno di quelli a piattaforma scoperta trainato da cavalli, sopra ci salivano i famigliari,
e si recavano a fare la scampagnata alla Torraccia, che allora era tutta
campagna.
Si portava il pranzo ed il vino , e si tornava a casa sul far della
sera.
Per gentile concessione di Giancarlo D' Ubaldo
La Torraccia oggi 2007
Funerale in via Casilina
1942 circa (per gentile concessione della famiglia Creatura)
Per gentile concessione di Giancarlo D' Ubaldo
Facciata di casa dei nonni oggi
La prima edicola dedicata a Sant'Antonio sulla facciata di casa di nonno Berto e nonna Marietta
L'edicola moderna che ha sostituito quella antica
1942 (per gentile concessione della famiglia Creatura)
Viale Filarete
Il prato di via Casilina (anni '50 circa)
1950 circa
L'istituto delle suore da un'altra angolazione perchè dove prima c'era l'erba oggi ci sono i palazzi
Sullo sfondo a destra il palazzo in
costruzione è quello dove c'è oggi la Banca di Roma,
al centro nell'ombra: via Antonio Tempesta
(per gentile concessione della famiglia Creatura)
Dove oggi si snoda Viale Filarete, che congiunge via Casilina con via Aicardi che sbocca poi su via di Tor Pignattara, si stendeva il prato o pratone. Il prato era veramente un prato, con l'erba incolta, la malva che alcune signore raccoglievano per curare i denti alla vecchia maniera, e a primavera c'erano le margherite e anche il trifoglio. D'inverno il prato si copriva di brina e la mattina quando si andava a scuola era tutto bianco e ci bagnavamo tutte le scarpe. Mio padre mi raccontava che sotto il montarozzo delle suore che si ergeva dove oggi c'è il supermercato e palazzi di abitazione, c'era una grotta che durante la guerra è servita come ricovero dai bombardamenti. Quando ero bambina io, negli anni '50 '60, c'erano già dei palazzi su via Laparelli, via Galeazzo Alessi e all'angolo di via Casilina. Dal montarozzo i ragazzini si lasciavano scivolare giù coi cartoni vecchi a mo' di slittino, e quando pioveva via Francesco Paciotti, davanti alle suore Billiarth si trasformava in un fiume fangoso.
A primavera sul pratone
dalla parte di via Laparelli dove oggi sorge la scuola media, arrivavano le
giostre, con le macchine a n'truzzo. i calci n'culo, e la giostra vera e propria
quella coi cavalli di cartapesta e con la tazza che girava che una volta che ci
sono salita e ho vomitato subito. Io andavo a scuola dalle suore e all'uscita
dalla scuola era impossibile non andare a curiosare tra i carrozzoni delle
giostre. Il pomeriggio quando maggiore era l'afflusso dei ragazzini si spandeva
nell'aria il profumo del croccante e dello zucchero filato.
In pochissimi anni il prato venne tagliato in due dalla strada con spartitraffico in mezzo, marciapiedi ai lati, in alto a sinistra della foto sorse il supermercato ed i palazzi, e scomparve alla vista il montarozzo delle suore, riparato ora da un muro altissimo di cemento armato. Nella parte inferiore sorse il complesso delle scuole elementare e media. Ed anche se una parte laterale di viale Filarete è ancora un alto terrapieno con alberi e verdura che sostiene la superiore via della Certosa, tutto è diventato palazzi, cemento e traffico