La Famiglia

 

 

Perchè un sito sulla famiglia Caporello?

 

Caporello è la famiglia di mia madre, la famiglia che nel corso della mia vita ho conosciuto meglio, una famiglia numerosa, con una gran moltitudine di ramificazioni grazie alla prolificità dei miei avi. La storia conosciuta si dipana dalla fine del 1800 ai giorni nostri, per risalire a prima cercherò nel tempo di informarmi e poi riporterò qui le ulteriori notizie. Gli aneddoti  sono numerosi, i ricordi anche, ricordi raccolti dai vari parenti, dagli zii, da mio nonno, dalle cugine di mia madre. Nel corso degli anni la Famiglia un tempo unita, e che viveva quasi tutta nello stesso caseggiato in via Casilina, è cresciuta, ogni membro ha costruito la propria famiglia, s'è allontanata dal quartiere originario, s'è sparsa per il mondo. Lo stemma araldico ci racconta che veniamo dalla Spagna al seguito di un nobile Spagnuolo, Ma in quali vesti giungemmo in Italia non ci è dato di sapere. Le radici conosciute hanno inizio dal paese (oggi una cittadina) di Palestrina a una ventina di chilometri da Roma sulla via Prenestina, la mia bisnonna (Giulia) ed il bisnonno (Costantino) parlavano il dialetto di quel luogo. Sono venuti a Roma forse in cerca di fortuna come facevano in tanti  sul finire del 1800, e si stabilirono qui, a Tor Pignattara, quando Tor Pignattara era estrema periferia di Roma, una delle tante zone fuori le mura, dove in grandi spazi aperti s'insediavano gli emigranti, c'erano pascoli, e tanti orti, ciascuno coltivava il pezzo di terra di proprietà o in subaffitto per sfamare la propria famiglia. So che nonno Costantino era bidello, per cui avrà avuto il suo stipendio, e sicuramente mantenere otto figli non sarà stato facile. Ma allora le pretese non erano molte e la famiglia è cresciuta dignitosamente e timorata di Dio. Nonna Giulia si recava ai vespri e alla messa la domenica mattina, prima coi figli poi con le nuore. A Tor Pignattara come in un paesino, le famiglie si conoscevano tutte, nei prime del '900 c'erano altre  famiglie  che si sono imparentate e inevitabilmente hanno intrecciato i loro destini. I ragazzini crescevano insieme, facevamo i bagni nella marana che a quei tempi ricopriva una parte del territorio e che fu più tardi bonificata e scomparve definitivamente sotto il moderno manto dell'asfalto stradale. Il fratello di nonno Costantino, zio Ottavio, fece fortuna e comprò numerosi negozi di macelleria, in cui lavorarono i vari nipoti sotto l'egemonia di questo zio danaroso e un pò tiranno. Ogni macelleria era ornata da marmi grigi con incisa in rosso la "O" di Ottavio e Caporello scritto per esteso. Gl'investimenti dello zio, fecero si che ogni nipote "Caporello" potesse gestire con profitto i propri affari, pagando a lui l'affitto. Ricordo ancora l'emozione per la visita mensile alla villa di zio Ottavio dove mi recavo con nonno Ettore per quel motivo. Nonno mi portava con sè, ed io anche se avevo una gran soggezione ed anche un pò paura di questo zio Ottavio, adoravo andare alla villa, lì c'era una grande altalena a barchetta in cui si poteva salire in più persone. La villa in via Segni, aveva una cancellata chiusa che era proprio la fine della strada. Si suonava il campanello ed il cancelletto  laterale si apriva su un mondo un pò speciale. La villa era ombreggiata da altissimi pini marittimi con sotto l'altalena, una fontana rotonda al centro con i pesci rossi e nel silenzio riecheggiava il chiocchiolio dell' acqua che zampillava svogliata.  C'era una pavimentazione a mattoncini piccoli e tre o quattro gradini salivano sul terrazzamento antistante l'entrata della casa. C'era un portico con colonnette ed una ringhiera verde che delimitava il rialzo. L'entrata della casa era a vetrata, oggi so che si dice a vetro martellato, e che mi affascinava, perchè erano tutti cerchietti come lenti di vario colore, e quando c'era il sole al tramonto i vetri brillavano e gettavano disegni colorati all'interno. Una scala a chiocciola molto ampia portava dall'ingresso ai piani superiori. Zio Ottavio era sempre in tenuta da lavoro, calzoni ampi  e canottiera ed era sempre indaffarato nella sua officina dove c'era una vecchia e malandata carrozza scoperta e tanti tanti attrezzi affascinanti. C'era in fondo al giardino una cisterna per l'acqua piovana piena di alghe e vellutello, forse c'erano delle rane. C'era una signora che si occupava di tutto perchè zio quando lo ricordo io era già vedovo. La signora mi accoglieva festosa, ma  nonostante la sua presenza tutto aveva un'aria di decadenza e abbandono. Ciononostante ricordo la festa di compleanno di nonna Giulia, probabilmente per i suoi novant'anni, proprio lì alla villa. C'erano tutti, si ballava, e tutti i grandi, in gruppo, erano sull'altalena che io piccolina vedevo volare alta alta e mi sembra ancora di sentire le risa di zia Maria figlia di Olga, che col vestito svolazzante  rideva  felice. Chissà perchè proprio quest' immagine viene fuori  dai miei ricordi.   Il grande ballo finale la sera, ed io che ballavo un pò impacciata e vergognosa con Giulio mio cugino, due bambini in mezzo a tanti grandi. Qui i ricordi di quella giornata speciale s'interrompono, chissà, ero piccola, mi sarò addormentata e mi avranno portata a casa in braccio... 

   

 

Ho creato varie pagine dove cercare e trovare parti della nostra storia, il sito con l'aiuto dei parenti che sono incappati in queste pagine,  cresce e si amplia. Valido anche l'aiuto di amici del quartiere che gentilmente mi hanno dato le loro foto, perchè insieme alla storia della nostra famiglia si dipana  anche la loro storia, la storia di chi qui è nato, cresciuto, ed anche per chi poi è andato via.

 Tor Pignattara si porta nel cuore

 

 

 

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Marina Rossi